Jūjutsu – A.D.A.O.
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Jūjutsu

La disciplina


Il Jūjutsu ha origini antichissime e una complessa evoluzione determinata dalla costante mancanza di unità del Giappone feudale e dalle lotte intestine dei vari clan, soprattutto nel periodo Muromachi, condizione questa, che stimolò una costante necessità di perfezionamento delle tecniche di combattimento corpo a corpo, a mani nude o con armi, fino al punto di diventare un'arte.
Nel periodo in cui la capitale dello Stato giapponese era a Nara, erano tre le arti marziali ufficialmente riconosciute: il Sumo (il corpo a corpo), il Kyūjutsu e Kishijutsu (rispettivamente il tiro con l'arco e il tiro con l'arco a cavallo) e il Kenjutsu (la scherma, l'arte della spada giapponese).

Quando la capitale fu trasferita a Heian, l'arte marziale fu riorganizzata e perfezionata.

Una profonda differenziazione nello stile di combattimento determinò la separazione dal Sumo e nacque così il Jūjutsu, inteso come la pratica della flessibilità, della cedevolezza.
L'influenza del Buddismo ed il contatto con la cultura cinese, furono notevoli ed i Samurai, che avevano sempre sdegnato il corpo a corpo, perchè ritenuto adatto solo alle classi inferiori, cominciarono a sviluppare elaborate tecniche in cui il principio "Ju" (flessibilità) era imperativo. Durante gli anni di guerre, dominate dall'aristocrazia guerriera, cioè i Samurai, il Jūjutsu si sviluppò inizialmente come arte di combattimento in campo aperto e successivamente come esercizio fisico e morale, ed ebbe il suo periodo d'oro nell'era Edo.
In quel periodo si potevano contare 160 stili di Jūjutsu, di cui i più diffusi ed efficaci erano, lo stile Kito Ryu e Kyushin Ryu, famosi per i colpi diretti (Atemì Wasa), per le forme di disarticolazione delle giunture (Kansetsu Wasa) e per la creazione di Kata (esercizio formale).

In ogni scuola di Jūjutsu era fondamentale l'assoluto rispetto per il Dojo (luogo del risveglio, luogo per l'allenamento del corpo e dello spirito).

Ogni Ryu (scuola) seguiva la propria dottrina, ma tutte aderirono ad un unico codice morale del guerriero: nasce così nel 17° secolo, il Bushidō.
L'imperatore Mutsu Hito (1867 - 1912) operò in Giappone la più grande rivoluzione di modernizzazione e occidentalizzazione di tutti i tempi: fu la fine del Medio Evo nipponico, in una sola notte la fine dei Samurai che per millenni avevano difeso l'imperatore con onore e con la vita, quando lo si riteneva necessario. L'introduzione di fucili ed armi occidentali, nonchè arte e cultura, determinarono un rapidissimo cambiamento.
Il Bushido fu abbandonato, solo pochi Samurai sopravvissuti ne rimasero fedeli e per vivere insegnarono segretamente.

Tutta l'arte marziale rischiava l'estinzione, se non fosse stato per un uomo nato a Mikage nel 1860 che riuscì a non far dimenticare quelle radici su cui il Giappone si era sempre fondato: era Jigoro Kano, alto un metro e cinquanta e di soli quarantotto chili di peso.

Fu lui a riportare in auge le forme antiche del Kito Ryu, che è proprio lo stile del Jūjutsu che ancora oggi, il Maestro Salvalaggio insegna all'A.D.A.O.